42 ROMA Domenica 8 novembre 2015
Cultura&spettacoli
PROTAGONISTI
C U O N O G A G L I O N E
La maschera troneggia nei marchi da lui ideati per manifestazioni sportive e
culturali
Sulla tela la passione per
Pulcinella
di Giuliana Gargiulo
Pittore figurativo che negli anni della sua esperienza artistica in Germania ha fatto parte del movimento dei neo espressionisti, Cuono Gaglione, campano che da anni vive a Ragusa, ha partecipato
a importanti rassegne e mostre italiane e straniere conquistando affermazioni, premi e riconoscimenti.
Da anni legato alla maschera di Pulcinella che, trionfa in quasi tutti i suoi dipinti, continua a partecipare a mostre e iniziative creando in alternativa ai dipinti, disegni e grandi opere
anche marchi per manifestazioni prestigiose come quelle del Coni, del Calcio e della scoperta dell’America, nonché la realizzazionidi copertine per libri e riviste.
Vuole cominciare dal principio e raccontarmi quanto vuoledella sua storia? E anche chiarire il suo nome, che credo sia di un santo patrono?
«Il mio nome è quello del protettore di Acerra dove sono nato, terzogenito di undici figli, in una famiglia molto povera. Avevo undici anni quando alcuni muratori lasciarono in casa un barattolo
di pittura e dei pennelli.
Chiesi se potevo prenderli e mi fu detto di si. Un macellaio mi regalò la carta gialla, un tempo usata per la carne, e io forte di quanto avevo, cominciai a dipingere.
Il mio primo lavoro lo volle proprio il macellaio. In contemporanea cominciò la mia odissea casalinga per un padre che voleva facessi
“ l’industrialo”, come diceva lui, mentre mi indicava strade diverse da quelli che erano i miei intendimenti».
Come riuscì a spuntarla?
«Dopo tanti tentativi mi fu chiesto da papà se avessi voluto fare l’Istituto d’arte che era proprio quello che volevo: ”e allora iscriviti, mi disse, e aumenta come il
mare!”
Da allora all’Istituto d’arte Salazar di Napoli, dove ho incontrato tanti insegnanti e maestri, e senza mai arrendermi e fermarmi, ho utilizzato quel trampolino di lancio che mi ha dato
moltissimo».
Ha un ricordo di quegli anni?
«Quello del maestro Carlo Striccoli, che aveva un attaccapanni sul quale involontariamente misi la mia giacca verde e, quando fu chiesto alla classe di chi fosse la giacca e io dissi “mia” , il
commento fu “ Che bel verde!”».
Ci sono stati altri maestri che, influendo sulla sua formazione, le hanno spianato il cammino?
«Certamente Alfonso de Siena che, a livello tecnico, ha portato tanti cambiamenti nella mia pittura e poi Striccoli»..
Che cosa è stato difficile nel suo percorso?
«L’indifferenza»...
È ambizioso?
«No. Mi basta sapere che da un mio quadro sia uscito qualcosa che mi fa palpitare. Un quadro è la mia creatura».
Che cos’è per lei la creatività?
«La massima espressione della libertà senza dover dar conto a nessuno. Perciò sono pittore: per sentirmi libero».
Una sua specificità?
«Negli anni ottanta ho “conosciuto” la maschera di Pulcinella che tra l’altro è nato ad Acerra a cinquanta metri da casa mia. Con lui si è creata una simbiosi artistica sfociata in centinaia di
quadri con altrettanto interpretazioni.
Ho visto in Pulcinella la figura più rappresentativa del Sud del mondo. Anche il grande Eduardo è presente in tantissime mie tele».
Che tipo di pittore sa di essere?
«Figurativo».
Come è andata avanti la sua carriera?
«Per quasi sessanta anni sono stato nell’ombra, pur sempre lavorando e facendo mostre, poi all’inizio degli anni duemila qualcuno si è accorto di me… come il Parlamento europeo, sia nella sede di
Bruxelles che a Strasburgo».
Ha fatto molte mostre?
«Ne ho fatte tantissime e continuo a farle…Dal ’71 ad oggi le mie opere hanno fatto il giro del mondo».
C’è un quadro, una sua tela, che preferisce su ogni altra?
«Il “Monumento a Pulcinella”, della dimensione 90x90, che è il mio quadro più richiesto e…scopiazzato! ».
Le è mai successo di conoscere la paura collegata alla sua professione?
«No, perché seguendo insegnamenti significativi e trovandomi di fronte alla tela bianca… mi sono sempre lasciato andare in totale libertà».
Esiste per lei l’ispirazione?
«Esiste. Senza ispirazione non si può creare un’opera d’arte».
C’è nella sua vita o nel suo lavoro un sentimento guida o qualcuno a cui essere riconoscente?
«C’è per Antonietta che mi ha fatto sollevare da un periodo di nero buio e mi ha spronato a continuare con la pittura».
La pittura cos’è per lei?
«Sentimento, comunicazione e altro».
E Napoli: città dei suoi studi e dei suoi anni giovani?
«La vita».
Giuliana Gargiulo
Intervista al sito whohub
Intervista a:
Cuono Gaglione [brigantepittore]
ARTE
Che cosa fai? Come ti definisci?
Pittore, un libero interpetre della meridionalita'
Qual è il tuo messaggio?
Continuare la tradizione della pittura dei maestri meridionali e napoletani in parrticolare
La tua biografia in quattro linee
Sono nato ad Acerra nel 1947 ma attualmente vivo a Ragusa. mi dedico alla pittura dal 1959, ho studiato all'istituto d'arte di Napoli frequentando anche il Magistero di pittura dal 1965 al '71. I
miei maestri guida del colore sono stati Striccoli, Chiancone, Verdecchia, Toma , de Siena e Cajati. Durante la mia permanenza in Germania nel '71, faccio parte del gruppo dei neo espressionisti
ad Heidelberg. Il ritorno in Italia sarà costellato diversi avvenimenti artistici, partecipazioni alle più qualificate rassegne Nazionali ed estere. Negli ultimi anni sono stato l'unico pittore
Italiano ad aver esposto nei due Parlamenti Europei di Bruxelles e Strasburgo, opere sul meridione italiano. Premiato dal Presidente della Repubblica e dal Presidente della Camera dei Deputati
nel 1994.
1983 Salon des exposition des nations PARIGI
1983 premio oscar REGENSBURG GER
1983 rassegna internazionale FURTH GER
1984 premio internazionale HALLSTAHAMMAR SVE
1984 Arte expo texas DALLAS USA
1984 Art expo international GINEVRA SVI
1984 International art exposition WASHINGTON USA
1986 internazionale di grafica ATENE GRE
1986 premio internazionale HALLSTAHAMMAR SVE
2003 preziosi 2 sicilie personale BRUXELLES BEL
2005 personale STRASBURGO FRA
2006 personale "La cour des arts " BRUXELLES
2006 COLLETTIVA "La cour des arts " BRUXELLES
Metti i tuoi quadri in rete? Dove possiamo vederli?
http://www.cuonogaglione.it/opere.html
http://cuonogaglione.forumfree.net/
http://www.google.it/search?q=cuono+gaglione&ie=utf-8&oe=u (...)
Come nasce un'idea? Che cos'è per te l'ispirazione?
L'ispirazione e' uno stato di grazia, un momento da cogliere e realizzare per donarlo.
Che cos'è l'arte?
L'arte e' l'espressione dell'animo umano, peccato che non tutti la possano esprimere pur essento tutti artisti.
In che circostanze ti vengono le migliori idee?
Nella solitudine e nel dolore !
Qual è la prova del nove per capire se per te un'idea è buona o no?
Non esistono in pittura prove del nove, esistono buoni risultati e cattive realizzazioni che in tanti definiscono " croste "
Tre idee creative che ti piacerebbe fossero venute a te.
Guernica di Picasso, la Gioconda di Leonardo, e campi di grano con corvi di Vincent van Gogh.
Quando e come hai iniziato a vederti come un'artista?
Mai ! Piuttosto pittore,si.
Perché tanti artisti e creatori hanno delle personalità volatoli?
L'arte e' soggettiva, ognuno la interpetra come meglio crede.
Ti consideri postmoderno?
No ! Un pittore alla costante ricerca dell'etica e dell'estetica.
Come si deve valutare un'opera artistica?
Ci sono diversi punti di vista valutativi :
Quello etico,estetico,tecnico e (purtroppo) quello economico
L'artista deve reinventarsi ogni giorno?
No, non e' sufficiente reinventarsi, ma vivere sulla scorta delle proprie esperienze tecniche ed emotive.
Che artisti ammiri e in che modo hanno influenzato le tue opere?
Vincent van Gogh, indubbiamente ha lasciato una grande traccia nei miei dipinti, ma anche Renato Guttuso, e gli artisti della scuola dei macchiaioli.
Qual è la tua opinione sulle sovvenzioni pubbliche all'arte?
Che sono insufficienti e inadeguate. Ci sarebbe troppo da discutere su questa domanda, preferisco dire alle istituzioni di smettere di sovvenzionare pseudo artisti della domenica, accantonando e
dimenticando magari i talentuosi artisti che per dignita' si nascondono.
L'arte autentica è l'arte necessaria?
Esiste l'Arte, non quella autentica, nemmeno quella necessaria.
Ti dispiace doverti staccare da un pezzo che hai venduto?
Sì, sempre !
Si compra l'opera, o si compra piuttosto l'artista?
Mai l'artista, sempre l'opera.
Nell'arte non ci sono guide, come sai qual è la cosa successiva che devi fare?
E come si fa a dire qual'e' la cosa successiva che devi fare ?Georges Braque, diceva :" Davanti ad una tela si deve correre il pericolo di non sapere cosa stai per fare "
Ti sembra giusto che gran parte delle opere che i musei d'arte contemporanea esibiscono sono d'artisti già morti?
No ! Sono viventi alcuni grandi artisti che meriterebbero spazi visivi nei musei d'arte contemporanea.
Che ruolo hanno giocato nella tua traiettoria le figure del marciante, rappresentante, gallerista, e intermediari in generale?
Nessuna, perche' fortunatamente ho tenuto lontano i mercenari - quello che ho ottenuto e' stato grazie alle mie capacita'. Se c'e' stato qualcosa l'ho subito interrotta.
Che tipo d'incarichi ti fanno di solito?
Non mi danno incarichi.
Qual è dei tuoi lavori quello che più ti piace?
E come faccio a dire che una e' piu' piacevole dell'altra ? Dal 1959 ad oggi ho realizzato migliaia di lavori, dico che fin'ora non ho fatto ancora quello che piace piu' di un altro.
Collezioni qualche oggetto?
Si, colleziono monete della Repubblica Italiana.
Che portali on-line d'arte frequenti?
www.yesart.it
www.duesicilie.org
www.brigantino.org
www.duesiciliegioiosa.org
www.ilbrigante.com
www.eleaml.altervista.org
http://digilander.iol.it/pinkpanther1
www.neoborbonici.it/lombardia
www.enzaceliento.it
www.adsic.it
http://lucianosomma.splinder.it
www.marina-dionisi.it
molti altri ancora che per pigrizia non ho catalogati
Che consiglieresti a quelli che iniziano?
Di non dimenticare che esiste una grammatica della pittura : IL DISEGNO
Intervista di Stefania Longo
1) Perché vuoi avere una mostra a Bruxelles?
Intanto preciso che la mostra di Bruxselles non l'ho voluta io,ma sono stato invitato per interessamento dell'On. Roberto Felice Bigliardo e dalla Commissione Arte del Parlamento Europeo,certo
esporre presso quella sede a novembre del 2003,costituisce una meta importante per me pittore meridionale e saro' collaborato dalla storiografa Marina Salvadore per la parte critica,mentre,per la
parte pubblicitaria e di marKeting dal dottor Domenico Iannantuoni.
2) Quando hai cominciato a dipingere e quali sono le tue ispirazioni
artistiche?
Ho cominciato giovanissimo ad amare la pittura,nel 1959,poi negli anni sessanta ho approfondito il mio fare pittorico con studi artistici a Napoli e negli anni settanta in Germania ho fatto parte
del gruppo dei neo espressionisti ad Heidelberg,facendo esperienze di varie tendenze artistiche successivamente (Cubismo,dadaiso,impressionismo,futurismo,surrealismo,avanguardia).
Oggi,le mie ispirazioni,si riferiscono al sociale e alla valorizzazione del sud,con particolare attenzione ai "Pulcinella" che rimane la figura piu' rappresentativa del nostro Sud.
3) Potresti parlarci del tuo amore per il Sud e di come quest'amore ha influenzato la tua arte?
Chi ha la fortuna di nascere al Sud come me,Eduardo,Masaniello,Manna,e tanti altri non puo' non amare e cantare il Sud,non puo' dimenticare che abbiamo il cielo e il mare piu' azzurro
dell'azzurro,ed e' un fatto nornale,credo,per un artista cibarsi delle nostre tradizioni,dei nostri colori mediterranei,la loro solarita',come non puo' un pittore farsi influenzare dalle
genuine tradizioni della nostra terra?
4) Cosa rappresentano la Campania e tutto il Sud per te? (Il sito per il quale scrivo è campano)
La culla della civilta' dell'universo e' il Meridione,il Sud e la Campania,anche se
influenzata dalla magna Grecia,rappresentano per me la musicalita' soave dell'essenza del buon vivere,basta tornare a tuffarci nelle nostre sacre tradizioni e tutto comincia per incanto a
ritrovarsi nella magia dei vicoli e della storia che ci ha definito "CAMPANIA FELIX".
5) Dove hai già esibito le tue opere?
Ma un po' in tutta l'italia,Milano Firenze,Venezia, Genova Bologna,Napoli,Bari,Palermo,piccoli e grandi centri in mostre collettive e personali,ma anche in Germania e Svezia.
6) Hai bisogno di sponsor per la mostra a Bruxelles... potresti parlarci un po' del tipo di sponsor che cerchi e di come qualcuno può sponsorizzarti?
"DOMANDA DA UN MILIONE DI DOLLARI" si,credo che ancora per completare tutta l'organizzazione per la mostra di Bruxselles, si deve lavorare molto anche sotto l'aspetto pubblicitario e di
marketing,lo staff che mi sta collaborando e del quale ne sono fiero,sta mettendo su una macchina perfetta,affinche' venga fuori un libro di storia ed arte,un vero e proprio gioiello da portare
sui banchi di scuola.A questo progetto possono aderire Enti,Associazioni Culturali,privati,ditte,regioni,comuni,che con una spesa minima,irrisoria,hanno la possibilita' di acquisire due pagine
del libro,e per riconoscenza alla fine della mostra Belga, sara' donato un opera che esporro' a Bruxselles.
7) Quali tecniche artistiche usi nei tuoi dipinti?
Fin da quando ho cominciato a dipingere,ho curato bene la tecnica dei colori ad olio,che prediligo,in quanto posso provare le vibrazioni della plasticita' che solo il colore ad olio puo'
trasmettere,l'effetto materico e' quello che cerco come risultato finale di un'opera .Non ho trascurato pero',l'aquerello,l'acrilico,l'alchidico,per la grafica mi stupiscono gli effetti delle
matite grasse.Ho anche usato in alcuni casi la tecnica dell'affresco, famigliare per tradizione ai grandi maestri del passato (Giotto, Michelangelo , Leonardo Da Vinci).
8) Ovviamente sei orgoglioso di essere Meridionale... come possono mostrare quest'orgoglio gli altri Meridionali?
Credo che ogni Meridionale verace sia orgoglioso di avere queste radici a chi non la pensa allo stesso modo potrei suggerire di amare le nostre terre,dando uno sguardo al passato,non tutti
conoscono la storia negata e nascosta che ha afflitto le nostre Regioni del Sud pre e post risorgimentali,Il Sud era chiamato :"REGNO DELLE DUE SICILIE",Gli ivasori ci tolsero tutto(Monete d'oro
finirono nelle casse del sovrano piu indebitato d'EUROPA) ma la cosa piu' atroce che ci cacciarono via dalle nostre terre,facendoci diventare emigranti,briganti e terroni.
9) Cosa vuoi per il tuo futuro come pittore?
Da 45 anni circa ho un sogno nel cassetto e come pittore desidererei portare con le mie opere, in tutto il mondo,bagliori di PACE e cantare a tutti i nostri emigranti sparsi sulla terra," SO
VENUTO CCA PE TE FA RESPIRA' L'ARIA DA CASA TOJA, GUARDA STU MARE PITTATO,STU MACCATURO E CIELO,STU LIMONE GIALLO COMMO O' SOLE,STA' VICCHIARELLA CHE MMANE RENZECCUTE,TE STO PURTANNO NU
VASILLE A PIZZICHILLE E LL'AMMORE DA TERRA TOJA".
10) Hai qualcosa d'altro da aggiungere? Vi ringrazio per la cortese ospitalita' sul sito e all'intervistatrice molto preparata,colgo l'occasione di salutare i miei corregionali,mi trovo in
Sicilia da circa trent'anni,ringrazio chi leggera' queste mie parole e chi mi riconoscera' come pittore. Una cosa per ultimo l'ho riservata ai miei paesani e ad Angelo Manna ( ACERRANI) grande
meridionalista e amico scomparso di recente,un grande Maestro al quale devo l'incoraggiamento dell'inizio della mia carriera artistica.
Chi ha sempre avuto fiducia nello stereotipo del tifoso rozzo ed incolto deve ricredersi alla luce degli ultimi tempo che vedono artisti e letterati seguire le sorti della propria squadra del
cuore con grande passione.
A Napoli, uno dei maggiori artisti contemporanei è anche uno degli più sfegatati supporters azzurri, si tratta del noto pittore Cuono Gaglione, neo espressionista di fama internazionale che ha
esposto i suoi quadri nei più prestigiosi musei d'Europa e del mondo, come la New Art Gallery di New York. L'apice del suo successo, l'ha raggiunto soprattutto negli ultimi anni, esponendo i suoi
capolavori, che hanno come soggetti esclusivamente paesaggi e personaggi del Meridione, presso il Parlamento Europeo di Strasburgo.
Il pittore del Sud, come ama definirsi, tifa per il Napoli ormai da più di quarant'anni “Erano i primi anni Sessanta- esordisce Gaglione-, mio padre mi accompagnò ad un Napoli-Spal 2-1;
sinceramente però ero troppo piccolo e l'unica cosa che ricordo di quella gara è la divisa della Spal, stretta a strisce verticali bianco-azzurre”. Col passare degli anni però aumenta l'amore per
la maglia azzurra, ed il maestro diventa un frequentatore assiduo del S.Paolo: “Di solito non seguivo la partita da una postazione fissa. Però ogni volta che sono stato in curva B il Napoli ha
sempre segnato almeno tre goal e non ha mai perso, mentre l'unica volta che mi sedetti in curva A perdemmo per 3-1”. Tanti bei ricordi sono legati a quei pomeriggi vissuti tra mille suoni e
colori: “Non potrò mai dimenticare alcuni incontri come Napoli-Lazio 3-3 con tripletta di Chinaglia o Napoli-Venezia 4-0 in cui Canè realizzò un poker di reti, anche se forse la partita a cui
sono più legato è Napoli-Inter dell'88 (l'anno dello scudetto perso nelle ultime giornate a vantaggio del Milan ndr)”, Ed in effetti un motivo c'è: “A ventisette anni mi trasferii a Ragusa per
motivi di lavoro ed in quell'occasione tornai nella mia città soltanto su invito di Maradona, che mi regalò un biglietto del settore Distinti il giorno dopo che gli regalai un mio quadro”.
Oltre al passato più lontano però, Cuono Gaglione ci parla anche del passato più vicino e non può esimersi dal commentare le vicende extrasportive delle ultime due estati partenopee: “Purtroppo
chi comanda è Carraro, che oltre a controllare la FIGC, attraverso tante ramificazioni fa valere la sua presenza ovunque; a mio avviso è anche più potente di Moggi, perciò quando decidemmo di
allontanarci da quest'individuo fummo fatti fuori. Tuttavia abbiamo avuto la fortuna nella sfortuna di trovare la persona giusta al momento giusto: Aurelio De Laurentiis, che, sono sicuro, ci
riporterà al più presto nel calcio che conta”.
Infine, le ultime considerazioni sul campionato in corso: “Quest'anno mi sarebbe piaciuto assistere al match del Napoli nella vicina Gela, ma motivi di salute mi hanno impedito di essere
presente; credo comunque che al 99% torneremo in B, perché Marino ha allestito davvero un' ottima squadra che non ha eguali in tutta la C, forse soltanto il Perugia potrebbe disturbarci”.
E speriamo di rivedere al più presto il Maestro al S.Paolo che con il suo tifo, il suo calore, il suo pubblico, i suoi colori, potrà ispirarlo un nuovo capolavoro artistico da consegnare in
occasione di un nuovo trionfo azzurro.
Intervista di Marcello Guidolin
Gaglione è uno dei maggiori esponenti della pittura lirica meridionale. Con mirabili colori egli riesce a dare vita e forma alle meraviglie del Mezzogiorno,di cui si sente orgogliosamente parte attiva e libera. Senza dilungarci troppo sulla vita e le opere di Gaglione è bene ricordare che le sue opere sono giunte fino al Parlamento Europeo di Strasburgo e che il maestro di origini partenopee è stato insignito di numerosi premi.
Nato ad Acerra nel 1947,ma residente per motivi di lavoro a Ragusa,cominciamo con quest'intervista a ripercorrere le sue vicende le sue tappe principali che l'hanno portato in auge.
Quand'è nata la sua passione per la pittura?
Avevo nove anni,quando con del materiale avanzato ad alcuni imbianchini cominciai a comporre un lavoretto. Dal 1959 coltivo con passione quest'hobby ed ho frequentato anche il Magistero di pittura a Napoli,prima di trasferirmi in Germania dove sono stato promotore di un movimento neo-impressionista.
Cosa le piace raffigurare?
Soprattutto paesaggi naturali nella loro forma,che poi è l'essenza è dell'arte,ma in generale amo rappresentare tutto ciò che riguarda il sud Italia tra passato e presente;emigranti,vari Pulcinella,donne mediterranee e briganti.
Lei si rifà a grandi del passato?
No,il mio stile è del tutto personale,anche se devo ammettere che in gioventù ho seguito involontariamente le orme di Van Gogh.
In effetti delle analogie ci sono,soprattutto negli ultimi anni,da quando ho cominciato a ritrarre paesaggi.
In effetti rimpiango l'età borbonica,quando Napoli era al centro del Regno delle Due Sicilie e veniva considerata una capitale europea al pari di Madrid e Parigi.
Diciamo che il mio secondo lavoro(sorride)è fare l'ispettore sanitario all'USL, purtroppo oggi non si può vivere solo con l'arte...
In parte sì,spesso descrivo i problemi sociali che colpiscono la nostra popolazione. Un esempio?
Anni fa dipinsi una"sommossa"popolare dei ragusani contro una società americana.
A proposito di sommosse,cosa pensa del termovalorizzatore che vogliono installare nella sua città natale?
Sono totalmente contrario:il Sud non può essere la pattumiera dell'Italia,del resto lì già ci sono aziende che deturpano il nostro ambiente,e poi quest'impianti,per la loro pericolosità, non sono stati sistemati,perché dovrebbero farlo qui?
No perché non mi sento emigrante. Per me il sud è tutto uguale,dall'Abruzzo alla Sicilia.Per questo nella mia mostra esposta a Strasburgo ho appositamente inserito solo quadri che riguardano il meridione.
Quello sì,senza dubbio,anche perché lì ho i miei familiari che spesso vado a trovare. Anche se qui a Ragusa mi trovo bene:la città è solare ed incantevole,mi ricorda Napoli.
Lei è anche un accanito tifoso del Napoli pensa che lo sport e l'arte siano due discipline parallele?
Senza dubbio sì. Infatti ho anche partecipato ad alcuni concorsi sulla partecipazione dei diversamente abili allo sport,come “Lo sport per tutti”.Del resto anche nel mio sito(www.cuonogaglione.it ndr)è presente una mia foto mentre consegno un quadro a Maradona.
E chissà quante altre esperienze potrebbe raccontarci quest'artista,ma mentre discorro piacevolmente sono attratto dai colori,i chiaroscuri ed i paesaggi dei suoi quadri tanto da volermi proiettare in essi ed inebriarmi di un Sud che non c'è più
Da 9 anni fino ad oggi è sempre vivo in me l'amore per la pittura
Adoro il meridione e nella mia mostra a Strasburgo c'erano solo quadri riferiti ad esso
Napoli mi manca un po'ma qui a Ragusa mi trovo bene
Intervista concessa in esclusiva a
Tutto Napoli Club
Incontro l'Artista Cuono Gaglione nell'immediato dopopartita di Napoli-Bari, ed è un signore dotato di squisita
gentilezza e disponibilità. Il Maestro parte immediatamente con un commento alla gara:
- Una partita tosta, il Napoli ha un po' sottovalutato l'approccio, diciamo che la preparazione atletica del Bari si è
dimostrata di molto superiore al Napoli…
Maestro, partiamo dal Pulcinella…
- È un cordone ombelicale con la mia terra che mi porto dalla nascita e che non mi lascia più. È la nostalgia che mi
fa giungere a simboli come la cupola del Duomo di Acerra, la Maschera , il Pulcinella stesso. Insomma sono tutti dei leitmotiv che includo in ogni opera pittorica, elementi parte della mia
simbologia.
Ha menzionato la maschera. Cos'è la Maschera ?
- Beh, tutti abbiamo due o tre facciate ed agli altri ci mostriamo belli, anzi può capitare che davanti ai brutti ci
mostriamo belli e davanti ai belli, brutti. E tra le maschere c'è Eduardo che di suo è una maschera. Rappresenta la coscienza del popolo napoletano, ed ogni ruga, ogni segno del suo viso è un
percorso, un segno sulla coscienza.
Non è difficile intervistare l'Artista che racconta molto volentieri di sé e del suo itinerario artistico ed
umano.
- Mio padre non voleva che io facessi il pittore, assolutamente. Poi col tempo ha capito, anzi, un bel giorno mi ha
detto così: “Ma tu volessi fare l'istituto d'ARTO?” Proprio così con la O. quindi ho seguito ben 8 anni di studi artistici: tre anni all'istituto d'arte, due al Magistero d'arte insieme ad
artisti del calibro di Striccoli e Verdecchia, autentiche pietre miliari, ed infine altri tre anni d'Accademia di belle arti. Beh, mio padre che al principio era contrario fu il primo, poi, a
sorridere quando cominciarono a presentarsi le prime soddisfazioni… diventava orgoglioso… Ed anche mia madre che è stata sempre la prima a presentarsi alle mostre con un fascio di rose. Ora sono
5 anni che l'ho persa…
Insomma l'ha accompagnata in tutto il suo percorso artistico?
- Sì. Entrambi i genitori. (continua spontaneamente) Verso gli anni '70 sono “scappato” in Germania ed anche lì ho
lasciato una traccia del mio itinerario artistico, ho fondato il gruppo dei neo espressionisti nella città di Heidelberg. Poi sono tornato il Italia, mi sono sposato, separato…
Continuando il percorso d'arte?
- Siamo negli anni '80. È la fase della pittura estemporanea. Andavo nelle piazze o nelle campagne e lì traevo il
bello. Trarre il bello vuol dire cogliere bellezza, colore, prospettive aeree (mi detta quasi queste parole) e lì non si ha tempo per riflettere, lì si vede davvero la bravura, in altre parole
come si mescola un colore, come si aggiunge una tinta, come si riempie uno spazio. Ed è come un tema: si ha un certo tempo ed entro quel tempo devi consegnare l'opera…
Aggiunge poi con orgoglio: su 20 concorsi ne ho vinti 19 e ad uno sono arrivato secondo!
Maestro, mi dica, ma quando ha sentito la prima volta l'esigenza di dipingere?
- Mi aspettavo la domanda…
Lo so, è una domanda scontata che avrà sentito tante volte, però quello che vorrei da Lei è più il “come” che il
“quando” dell'esigenza di dipingere…
- Era l'estate del '59. È stato grazie a degli imbianchini che lasciarono dei rimasugli di colore in alcuni barattoli.
Avevano finito di lavorare. Io glieli chiesi e me li feci regalare, chiesi loro anche un pennellino per poter dipingere e loro me ne diedero uno. Ero felicissimo! Per me era come avere tutto
l'oro del mondo! In famiglia eravamo 11 persone e non potevamo permetterci certo i pastelli per poter colorare… Poi, andai dal macellaio e come “tela” mi feci dare dei fogli gialli, quelli che si
usavano per incartare i generi alimentari e colla di coniglio. Il macellaio accettò molto volentieri di darmi un blocchetto di quei fogli, in cambio pretese la mia prima creazione che io ricordo
ancora: una natura morta datata 1959, con un vaso, un cubo e una mela, con chiaroscuri, ombreggiature, avevo soltanto 12 anni… Poi proseguii con piccoli lavoretti, pastosità corpose, cose che mi
davano tremore, soddisfazione… pensi che all'Istituto d'arte il Maestro Striccoli mi disse, anche con una discreta arrabbiatura: “Smettila di copiare Van Gogh!” Io non avevo soldi per i libri,
non esisteva ancora la televisione o internet, figuriamoci se avevo mai sentito parlare di Van Gogh! Eppure poi, quando in seguito vidi per la prima volta una delle opere del pittore olandese
rimasi di stucco! Era vero! Ed ancora oggi vedo che di tanto in tanto alcuni miei tratti ricordano la sua pennellata.
Allora anche l'amore per il giallo?
- Sì, ma nelle figure circolari, archi o sfere, nella ricerca della perfezione. Mentre nel blu, colore riposante per
eccellenza faccio confluire la pacatezza, ma anche nell'azzurro o violetto.
Senta Maestro ma ha mai tratto ispirazione da un sogno per dipingere?
- No. Dipingere per me non è una pratica da espletare quotidianamente, quanto piuttosto un'esigenza come il mangiare,
il bere, il baciare, l'amare. È una compravendita con la società.
Che intende col termine “compravendita con la società”?
- io mi rivolgo alla parte povera della società, al popolino, alla gente semplice, per interloquire con loro, non
intendo smerciare. Mi piace far capire alla gente, anche se non è da tutti saper leggere un quadro.
Ha parlato di colori e di forme. Riesce attraverso colori e forme ad esprimere il suo stato d'animo?
- Negli anni '90 diciamo che ho avuto un cambiamento nella ricerca delle forme. Proprio alla fine del 1990 ho fatto un
po' di cosiddetta pittura informale, in altre parole, andavo sulla spiaggia e raccoglievo materiali svariati: conchiglie, stelle marine, ma anche reti e lische di pesce, sempre materiali poveri
da poter assemblare e ne ricavavo composizioni quasi come dei bassorilievi sulla tela. Ho fatto mostre in Svezia, nella Confederazione Elvetica, ma anche a Fürth e Regensburg in Germania. Poi
quando ho realizzato che questo genere di pittura non faceva più per me ho smesso. Non sentivo più il colpo di colore, l'energia della pennellata, il vibrare della tela.
Giunge una telefonata della figlioletta Paola, undicenne, legatissima al papà. Paola è fonte di ispirazione per
Lei?
- diciamo che è fonte di pianti – scherza ridendo. No, tranne qualche ritratto non c'è nulla della mia
famiglia.
Torniamo al Pulcinella. Lo si può definire una sua figura trasversale?
- Pulcinella rimane perenne. Lo ritraggo anche con una natura morta, con un paesaggio o un giornale. Non è solo una
maschera, è di più. È il nostro Meridione, ecco perché è presente in quasi tutte le mie esecuzioni pittoriche.
Perché il viandante ?
- perché torna a casa. Non può restare. L'uomo del Sud che parte deve tornare per riportare la ricchezza acquisita
all'esterno, una carica che ci trasporta in un altro mondo.
Un altro tema è la Madonna , la Madre.
- Intorno ai 20 anni stavo diventando ateo, poi grazie ad un francescano incontrato durante degli esercizi spirituali
ho incontrato Gesù e ho realizzato quanto ero stato RAFANIELLO fino a quel momento. Ho iniziato allora un cammino spirituale, sono anche diventato Ministro Straordinario.
E ciò come si è riflettuto nella Sua pittura?
- In opere di Arte Sacra. La prima è stata la Madonna degli Stracci esposta al Museo Storico Diocesano di Caltagirone;
l'Ultima Cena presente nella chiesa della Madonna delle Lacrime a Modica ed infine in un San Luca (nella Chiesa omonima a Modica) che è diventato anche la figura di un santino. Per non parlare
poi della Crocifissione di Acerra, e anche lì Pulcinella è presente.
Maestro, Lei vive in Sicilia (a Ragusa ndr), perché questa scelta e come la Sicilia è entrata nel suo
cuore?
- Un momento, mettiamo i puntini sulle “i”. Sono molto grato alla Sicilia perché mio padre è nato lì, perché mi ha
dato la mia prima moglie con 4 dei miei 5 figli e poi perché ha dato solarità ai miei colori, ma ci tengo alla mia napoletanità, anzi ACERRANITA'.
Beh, ma un suo quadro reca il titolo di “Oro puro” e sono arance, uno dei simboli della Sicilia.
- Qui al Sud siamo ricchi nella natura, un dono di Nostro Signore, ma noi lo sfruttiamo poco, buttando via il nostro
oro, importando agrumi da Tunisia, Spagna o Grecia! Questo provoca in me un senso di ribellione, che è tipico del decennio 2000- 2009. In questi ultimi anni ho capito le verità nascoste che
riguardano il nostro Meridione. Ci hanno tolto la dignità, la ricchezza, ci hanno feriti! Sono stati perpetrati autentici furti risorgimentali, tanto è vero che nel Museo Risorgimentale a Torino
sono presenti opere d'arte trafugate dal Museo Nazionale di Napoli, per non parlare delle ricchezze in denaro...
E come si traduce in arte il senso di protesta?
- ho rischiato di essere estromesso da un certo circuito artistico proprio per la mia rabbia e protesta. Infatti nel
2003 e nel 2005 ho esposto rispettivamente a Bruxelles e Strasburgo, sedi del Parlamento Europeo; il tema era “Emigranti-Briganti”, con le cosiddette “FENESTRELLE”
E cosa sono le “Fenestrelle”?
- Sono il primo lager della storia europea! Qui i ribelli meridionali, detti “briganti” erano calati nella calce viva!
Ebbene al Parlamento Europeo ho palesato questa ribellione per uomini divenuti briganti soltanto per difendere le loro famiglie, case, poteri. Pensi che dal 1860 al 1867 le tasse a carico dei
cittadini erano passate dal numero di 3 al numero di 67! A Strasburgo ho presentato l'opera “Lu Cavaleri”, il Cavaliere. È Salvatore Giuliano, un “bandito”, una specie di Robin Hood dei poveri,
il quale non fu lui a sparare sulla folla il 1. maggio del 1947 a Portella delle Ginestre. Per questo ho molto rischiato al Parlamento Europeo. La COMART , Commissione artistica temeva che questo
discorso avrebbe potuto urtare la suscettibilità di parlamentari italiani ed europei.
Alla fine di questa bella chiacchierata mi è davvero difficile trovare una conclusione…
- Potrei dire che l'anima della mia pittura, l'espressione del mio fare pittorico si racchiude proprio nella mostra di
Acerra, dove esporrò 30 opere del mio percorso. Spero che il mio sentimento possa essere recepito come messaggio di amore e di pace!
Vogliamo aggiungere un invito a TNC?
- A questo ci deve pensare lei (sorride) Però posso dire che desidero davvero stringere la mano a tutti coloro che
vorranno intervenire!
Grazie Maestro Gaglione a nome di tutta TNC ed in bocca al lupo per questa nuova avventura artistica!
Maria Villani per TuttoNapoliClub
Traduzione in Italiano di Ago Baratashvili
" Le immagini delle maschere della commedia dell'arte nel lavoro di artisti italiani contemporanei."
di Marina Cekmareva
Dottore in Filosofia e critica d'arte.
Lavora al Museo Hermitage di Sanpietroburgo.
Sono passati circa quattro secoli e mezzo dalla apparizione
dei personaggi della commedia dell'arte, nel campo delle arti figurative. Quale di questi eroi è ancora attuale oggi ? Che cosa di questi personaggi interessa agli Artisti contemporanei? E’ cambiato il loro aspetto e la loro interpretazione nell'arte dei primi anni del XXI secolo?
Questo articolo è un tentativo di dare una visione complessiva, e di individuarne le principali tendenze, delle opere che i maestri italiani hanno dedicato ai personaggi della commedia dell'arte.
Il nuovo secolo, secondo il famoso scrittore italiano Umberto Eco, ha portato nella vita della società una "carnevalizzazione al cento per cento." Il giuoco e il carnevale hanno occupato sia il tempo del lavoro che il tempo libero, il turismo e lo sport, lo shopping e la ristorazione, la politica e la religione.
Non è sorprendente che con una tale percezione della realtà, gli artisti sempre più spesso rivolgano la loro attenzione alle maschere della commedia dell'arte, che per secoli erano la manifestazione della follia del carnevale. Come nei secoli precedenti, i più popolari rimangono - Arlecchino e Pulcinella. Se il primo personaggio è diventato una sorta di figura universale, il secondo è la maschera italiana per eccellenza. Ad ogni passo nel sud Italia, soprattutto a Napoli e ad Acerra, la patria della maschera e dove si trova un museo a lui dedicato, si possono trovare le immagini di Pulcinella: dalle insegne delle pizzerie e degli alberghi, ai dipinti nelle gallerie d’arte. Secondo l'artista Cuono Gaglione, Pulcinella è diventato un emblema del Sud Italia, di Napoli in particolare, alla pari del mandolino, della pizza e del Vesuvio. Lui è un eroe di fumetti, di giocattoli, di souvenir e di cartoni animati.
A tutt’oggi, nelle città meridionali durante le feste popolari, le immagini di Pulcinella emergono in mezzo ai partecipanti, come in occasione del carnevale di Napoli o del festival annuale del peperoncino nella città di Diamante ( Calabria).
Sui palchi dei teatri le maschere della commedia dell'arte ancora fanno divertire il pubblico in tutta l’Italia.
Inoltre, negli ultimi decenni Pulcinella è stato protagonista di diversi film, tra cui "L'Ultimo Pulcinella" (2008) per la regia di Maurizio Scaparro, "Tutta la famiglia" (The Wholly Family) (2011), diretto da Terry Gilliam e in altri.
Come parte della vita quotidiana, i personaggi della commedia dell'arte, continuano di tanto in tanto ad apparire nelle tele dei maestri italiani. Nello scegliere soggetti e motivi, come nel secolo scorso, i pittori privilegiano i più tradizionali: l'amore, il teatro e lo spettacolo, il carnevale, la morte, il clown triste e la religione. Spesso i maestri moderni, così come gli artisti del secolo precedente, vedono in questi personaggi il loro alter ego e li percepiscono come un segno di energia creativa artistica.
Forse è per questo che negli ultimi decenni sono stati creati ritratti e autoritratti nei costumi dei personaggi della commedia dell'arte. Il genere è diventato popolare già nel XVIII secolo nelle opere di maestri francesi e continua a rimanere in voga con gli artisti del XX - XXI secolo. La prima di questa serie di immagini è il lavoro, degno di nota, di Alberto Chiancone "Pulcinella- Autoritratto "(1968-1985), che ha influenzato le opere di altri artisti, tra i suoi ex allievi. L'artista ritrae se stesso frontalmente, con la testa rivota di tre quarti. Indossa l’abito di Pulcinella, tenendo una mezza maschera nera in mano. Il volto è coperto da uno spesso strato di trucco bianco. Chiancone accentua gli zigomi, mostrando un confine netto tra luce e ombra, e rimarca le sopracciglia con il nero. Queste linee formano un ritmo comune, richiamando il contorno della mezza maschera di Pulcinella. Così, si scopre che, dietro la prima mezza maschera nera rimossa, se ne nasconde un’altra bianca. Gli occhi del personaggio guardano di lato e sono leggermente socchiusi. Egli è raffigurato pensieroso, racchiuso in sé e distaccato dal mondo. Usa la mano destra come una barriera tra sé e lo spettatore. Dietro questa prima triste figura, ne appare un’altra, un altro Pulcinella, il suo doppio. Sembra che si lanci in avanti, emergendo dal buio. Il suo volto spaventoso, con i denti scoperti, gli occhi infuocati è nascosto sotto una mezza maschera terrificante. La mano del doppione è sollevata in alto, nel tentativo di afferrare la spalla del primo eroe con le sue lunghe dita ossute. L’autoritratto è realizzato con una tavolozza dai colori freddi, basata su una combinazione di blu, giallo e bianco. Questi insieme di colori trasmettono una ulteriore tensione , tale da produrre ansia. Chiancone crea una atmosfera generale di ansia e tristezza, cifra stilistica di molte opere dedicate a questo eroe.
Nel suo ritratto "L'Ultimo Pulcinella" (1983), Cuono Gaglione, allievo di Chiancone, utilizza la stessa gamma di colori, ma la sua opera è priva di un senso di tragedia imminente. Cuono ha dipinto questo ritratto un anno prima della morte del famoso commediografo italiano, regista e attore Eduardo de Filippo (1900-1984), che in gioventù aveva interpretato il ruolo di Pulcinella e creato alcune pieces con Pulcinella come protagonista. il personaggio di Gaglione indossa il costume di Pulcinella, la mezzamaschera poggia sulla fronte, lasciando il volto scoperto. Come il suo maestro, il pittore dipinge la figura a mezzo busto , portandola molto vicino allo spettatore. L' immagine dell'Attore è appena spostata a sinistra e dietro di lui si apre uno scorcio di vicoli notturni di Napoli, con una luna piena di colore arancione. Il volto di Eduardo De Filippo è mostrato in un piccolo angolo. L'accento è posto sui grandi occhi appena socchiusi con grande strabismo. Gaglione usa la tecnica già utilizzata da Chiancone nell’ autoritratto, quando propone il volto dell'eroe nascosto da metà maschera. Ma nel lavoro dell’allievo tutto ciò si nota in modo attenuato.
Un anno prima Gaglione crea la sua "Autobiografia" (1982), dove sono messi in evidenza i tre temi principali della sua produzione artistica ( cifra stilistica): la Cattedrale, il popolo e Pulcinella, come lui stesso ha detto in un'intervista alla radio di Napoli. "In ogni mia opera d'arte includo la cupola del Duomo di Acerra, la maschera e lo stesso Pulcinella". Gaglione ha ritratto se stesso seduto, di dimensioni non molto grandi, al riparo, nell'angolo in basso a destra della tela. Sopra di lui si erge a figura intera Pulcinella, con le mani, avvolte dalle corde, ripiegate verso il basso. Dietro una grande folla di persone - gente di Acerra. Ed in lontananza, sulla linea dell’all'orizzonte, il contorno della cupola del Duomo. Nel dipingere il suo autoritratto, Gaglione utilizza ancora una volta la tradizionale tavolozza dai colori blu, completandola con il colore rosso acceso del suo maglione, che si trasforma nelle macchie marroni dei vestiti della gente. Così, sulla scia del suo maestro, Gaglione dà a questo dipinto un segno di drammaticità.
Un'immagine completamente diversa è stata creata da Ugo Levita nella sua tela "Opportunità perdute. Autoritratto. " L'artista utilizza uno schema compositivo secondo la tradizione del Rinascimento italiano, che mostra la figura in tre quarti davanti a un parapetto o dietro di esso. Il pittore si è ritratto con le braccia conserte (incrociate sul petto), (volgendo uno sguardo arrogante) altezzosamente con lo sguardo verso lo spettatore. Sulla fronte poggia la mezza maschera nera di Pulcinella, e sulla parte superiore della faccia, dove si trovava precedentemente, il trucco bianco. Indossa abiti neri. Particolare festosità viene aggiunta all’autoritratto da due drappeggi sullo sfondo della parete e dall'abbondanza di oggetti, che riportano lo spettatore alle tradizioni del ritratto barocco di cerimonia, cosi come lo sguardo altero del modello. In questa opera Levita si allontana dal modo tradizionale di mostrare il modello sotto forma di Pulcinella, in quanto ritrae se stesso come un aristocratico altezzoso nel misterioso, cupo abito nero, e non nel solito costume bianco, che ricorda abbigliamento contadino. Egli non solo rivela la sua essenza interiore, il suo Pulcinella, che è nascosto nell'anima acerrana, ma anche quanto si cela dietro la mezza maschera e il trucco, mostrando freddezza, distacco e tristezza nei suo sguardo.
Il genere, che può essere chiamato come "ritratto dell'eroe della commedia dell'arte". ha subito grandi cambiamenti nell'interpretazione delle immagini della commedia dell'arte italiana. Gli artisti sono decisamente meno attratti da esso rispetto ai secoli precedenti. Di fatto, Salvatore Nuzzo nell’opera "Pulcinella" (2002) utilizza lo schema tradizionale per mostrare questo personaggio. Lo ritrae a figura intera, in abito tradizionale e mezza maschera, in piedi con le gambe divaricate e con un piatto di spaghetti e forchetta in mano.
Tuttavia, la maggior parte degli artisti si allontanano sempre di più dall'iconografia di questi eroi e dal loro carattere, come, ad esempio, Sergio Agnelli nella serie di lavori del 2003. Così nei quadri "Arlecchino", "Pulcinella", "Capitano Spaventa" il pittore raffigura i personaggi su uno sfondo astratto di linee geometriche curve. Le figure dei personaggi sono prive di volume e si trasformano in una sorta di elementi decorativi convenzionali, mantenendo solo gli attributi rilevanti: Pulcinella - cappuccio e mezza maschera, il Capitano - fioretto e baffi, Arlecchino - maschera e costume a macchie colorate, vagamente somiglianti a rombi.
L’ artista Demo (Enrico Nicodemo) nella sua serie di opere dedicate ad Arlecchino e Pulcinella utilizza una tecnica pastosa(materica) mediante l'uso della spatola nell’applicare i colori, ponendosi al confine tra pittura astratta e figurativa. Nei dipinti "Arlecchino in Movimento" (2011), " Arlecchino a colori" (2010) e "Pulcinella a colori" (2010), l'autore raffigura gli eroi nelle pose caratteristiche della loro iconografia, conservando i colori tradizionali dei costumi e il carattere dei personaggi, sfocando i loro volti e le sagome( figure, silhuette).
Tuttavia, sia Demo, che Agnelli, nell'interpretare queste maschere di commedia dell'arte, mantengono le caratteristiche di un ritratto da cerimonia. Nella maggior parte dei casi, essi mostrano gli eroi frontalmente, a figura intera o di tre quarti. Lo sguardo dello spettatore è diretto dal basso verso l'alto, i personaggi sono raffigurati in pose statiche, come se posassero. Le stesse caratteristiche sono attribuibili anche all’opera di Salvatore Nuzzo "Pulcinella" (2006), dove l'autore sceglie il taglio all’altezza delle spalle, raffigurando l'eroe frontalmente. Il pittore segue rigorosamente l’immagine tradizionale di questo personaggio e mette in evidenza una verruca sul volto di Pulcinella, un dettaglio che raramente incontriamo nelle opere di artisti contemporanei. I suoi occhi guardano così intensamente da assomigliare più ad una maschera funeraria, piuttosto che una persona viva. Così, l'artista introduce un accenno di mistero e misticismo, proprio di questo eroe.
Tuttavia, rispetto al secolo precedente, il numero di opere che si possano annoverare al tipo di "ritratto dell'eroe" si è molto ridotto. Gli artisti non sono così interessati ai caratteri originali delle maschere della Commedia dell'Arte. Essi riempiono queste immagini con gli umori in sintonia con le realtà moderne.
I pittori del XXI secolo hanno cominciato a vestire i personaggi femminili nei costumi delle maschere della commedia italiana, soprattutto Arlecchino. Così nel quadro "Madre con le ciliegie" (2001) Crestani ha rappresentato l'iconografia tradizionale del Rinascimento italiano "Madonna col Bambino". Una donna è mostrata seduta su antiche colonne sulla spiaggia in abito moderno rosso con fiori bianchi sopra al quale indossa una corta giacca con figure geometriche, caratteristiche del costume di Arlecchino. Qui l'artista nella sua interpretazione dell'immagine si avvicina alle opere di Pablo Picasso. Completamente diversa l’immagine di Arlecchino creata da Sandro Chia "Arlecchino" (2008), dove l'artista ha mostrato una eroina nuda, il cui corpo è ricoperto da rombi ed altre figure geometriche, come se fossero il suo vero colore della pelle, la sua natura, e non un costume. L'eroina si mostra allo spettatore sul palco, sullo sfondo del sipario, con una mano appoggiata su una roccia, l'altra gettata dietro la testa. Il suo corpo flessuoso è inarcato. Così l'artista combina l'immagine di Arlecchino con una ginnasta. Questa interpretazione è insolita nella raffigurazione tradizionale di personaggi femminili della commedia dell'arte, ma con il loro stato d'animo lirico riflessivo, con le proporzioni del corpo e attraverso la composizione, si associa all'opera di Pablo Picasso. Questo non è sorprendente, dal momento che egli ha creato, all'inizio del XX secolo, numerose opere dedicate alla vita familiare di comici girovaghi, nelle quali si evidenzia con particolare intensità l’immagine femminile della compagna di Arlecchino.
Un altro motivo di vivo interessamento per le maschere della Commedia dell'Arte può essere l’inizio del periodo della nuova decadenza, per molti aspetti simile a quello degli inizi dei secoli XIX-XX. La maggior parte delle opere realizzate da artisti italiani sono letteralmente impregnate di una atmosfera decadente. Non è un caso che il maggior numero dei dipinti sono dedicati alla immagini di Arlecchino e Pulcinella tristi. Il motivo di "pagliaccio triste" inizia la sua storia a partire dai primi del XVIII secolo, con il dipinto di A. Watteau "Pierrot" (1718-1719), divenuto più popolare nei secoli XIX-XX. Per gli artisti degli inizi del ventunesimo secolo, rimane molto attuale. Così, Alfredo Grimaldi in un piccolo dipinto "Arlecchino" (2011) raffigura l'eroe di notte, seduto sulla spiaggia, con le braccia intorno alle ginocchia e il suo volto affondato in esse, sullo sfondo di una grande luna luminosa. Il personaggio è mostrato in modo che la luna sia dietro la testa, facendola sembrare una aureola. Gli occhi di Arlecchino sono chiusi. Si crea l’impressione che l’eroe sia immerso in una qualche amnesia, sonno, tristezza universale. Il paesaggio circostante che completa l'immagine appartiene di più a Pierrot che ad Arlecchino. L’immagine dell'eroe martire, così popolare nelle opere di artisti francesi dei secoli XIX-XX, in particolare di J. Rouault, contagia la moderna arte italiana, arricchendosi di molti colori intensi propri di Arlecchino. Questa tradizione non si è interrotta durante l'intero secolo. Così, già negli anni ’60 del Novecento, maestri come Alberto Chiancone e Domenici Rauchi si rivolgono a questo tema. Essi raffiguranoi Arlecchino o Pulcinella con volti tristi e pensierosi, ricoperti da abbondante strato di trucco, per esempio il lavoro " Arlecchino pensieroso" (1960, Napoli Collezione Sorvini), "Arlecchino e Ballerina" (1981, Napoli, collezione privata) di Chiancone e " Pulcinella Napoletano "(1967) di Rauchi. Tuttavia, nelle loro opere, si percepisce più che altro malinconia e una leggera tristezza, che non lascia spazio alla disperazione.*******************************************
Il motivo del "Pagliaccio Triste" è diventato dominante nelle opere di Cuono Gaglione. Per lui Pulcinella è più di una semplice maschera della commedia dell'arte. "Egli - il sale della mia terra, me lo porto dentro di me fin dalla nascita. Egli è la nostalgia per il mio paese (l'artista è nato ad Acerra, ora vive nella città di Ragusa in Sicilia ). Egli è diventato un simbolo. Pulcinella – egli è la coscienza della gente di Napoli ed ogni ruga del suo volto è un percorso (via), il segno della sua coscienza". Così si può vedere nei dipinti realizzati negli ultimi anni come "Pulcinella Solitario" (1994), "Tra le rovine del Rinascimento" (2009), "Due Pulcinella" (2000), dove un eroe è già senza la maschera, e l'altro la rimuove e sotto appare il trucco bianco, caratteristico di Pierrot. Così l'artista sposta su Pulcinella tutto lo spettro delle caratteristiche del pagliaccio triste, Pierrot alla luce della luna. Una soluzione simile può essere trovata nei quadri di Mario Trocone "Doppia Maschera", che raffigura Arlecchino a suonare la chitarra. Il suo abito fatto di rombi, ha acquisito una colorazione insolita, e ora è costituito da una varietà di sfumature dal blu scuro al quasi bianco. Inoltre, sulla faccia del protagonista il trucco bianco di Pierrot ed una espressione di tristezza, e sulla sua testa indossa un piccolo cappellino, caratteristico per questo personaggio, ma non nel tradizionale colore nero, ma rosso. Arlecchino mostra gli occhi chiusi. Nella sua posa si percepisce un Pierrot maldestro. In questo lavoro l'artista unisce in un unico personaggio le caratteristiche di due maschere della commedia italiana. Questa soluzione è stata usata spesso da artisti degli inizi del XX secolo. Come un secolo fa, sia Arlecchino che Pulcinella perdono la loro allegria vitale, assumendo i tratti caratteristici della decadenza, il simbolo più evidente della quale era il sempre triste Pierrot, (illuminato) sotto alla luce della luna.
Un altro piccolo gruppo di opere che raccontano la vita, a volte pesante e senza gioia, degli attori continua la tradizione del tardo XIX secolo. Così, nel quadro "I naufraghi" (2011) di Umberto Verdirosi è raffigurato un triste Arlecchino, leggermente accovacciato su una baule con oggetti di scena. Le sue braccia incrociate sotto il petto, le spalle sollevate, la schiena incurvata, il collo incassato - tutti parlano della incertezza e della tristezza dell’eroe. Egli guarda in avanti e negli occhi appare l’orrore. Arlecchino è come se fosse impietrito. L'autore descrive questo lavoro: "La luce si spegne/ sotto gli applausi, ma ... / Non hanno pagato / Resta attore / e si distruggono i suoi sogni ....". Dello stesso stato d'animo è pervaso il quadro di Manuela Facchini Varaldi " Arlecchino Stanco" (2002). L’artista raffigura Arlecchino seduto su una scatola con i piedi nudi e lo sguardo intenso rivolto allo spettatore. In basso si vede una mezza maschera abbandonata. Lo sfondo astratto color marrone, lo stesso per il pavimento e le pareti, avvolge strettamente l'eroe, che è in un angolo. E' collocato in uno spazio limitato, suscitando la sensazione di una situazione senza via d’uscita. Arlecchino è solo e povero, ma non abbattuto (arreso). Il suo sguardo (si intuisce) trasmette l'amarezza e l’inquietudine allo stesso tempo.
La vita dura dietro le quinte dei commedianti girovaghi è raccontata nel quadro "Cane Malato" (2010) di Verdirosi, che raffigura due personaggi: un vecchio cane stanco sdraiato sul baule e l’anziano Pulcinella. Si guardano l'un l'altro. "Ci sono un sacco di cani, anche dietro le quinte! Affetto e cura degli animali sono rivolti al loro padrone ... Anche se si tratta di "cane", riceverà comunque applausi e paga!" Gli eroi sono vecchi, le loro schiene incurvate. L'artista avvicina le caratteristiche di entrambi i personaggi, mostrandone anche le sagome simili. Così il pittore incrementa la sensazione che il destino dei personaggi non è stato facile. Il pittore proietta su Pulcinella tutte le qualità del suo compagno, un cane bastonato.
La massima espressione di dolore, più simile a lutto, si può vedere nel quadro di Ennio Moretti "Arlecchino e Pulcinella" (2011), che raffigura tre personaggi - Arlecchino, Pulcinella e, molto probabilmente, Pierrot strappati via con una luce abbagliante dal buio della notte.
P
U L C I N E L L A NELL’ARTE: IL MITO, LA STORIA, L’ATTUALITA’
E’ la maschera che impersona il simbolo universale della napoletanità, di cui incarna l’esuberanza, il potere comunicativo della mimica e del canto, lo spirito ironico, il cuore generoso, la filosofia pratica e disincantata.
La maschera di Pulcinella è stata rappresentata da molti validi artisti come Giandomenico Tiepolo (Zianigo, 30 agosto 1727 – Venezia, 3 marzo 1804) che nel 1791 a Zianigo affrescò la villa di famiglia con opere come “Pulcinelli Acrobati” e produsse una serie di disegni dedicati al “Divertimento per li ragazzi, carte n.104”, riprendendo il personaggio di Pulcinella, e facendo la parodia della società veneziana. La figura di Pulcinella in questa raccolta di disegni appare spettrale, disorientato e beffardo, ma immerso nel contesto della realtà del Settecento. Giuseppe Bonito (Castellammare di Stabia, 1707 – Napoli, 19 maggio 1789), un pittore del periodo Rococò, nella sua opera “Mascherata con Pulcinella”, oggi al Museo di Capodimonte di Napoli, dà vita ad un’opera di genere popolaresco con un forte chiaroscuro applicato in maniera personale dipingendo un ritratto della sua città e del suo tempo.
Cuono Gaglione, nato ad Acerra nel 1947, ha dipinto un “Monumento a Pulcinella”, una sorta di insolita natura morta, un’accumulazione di grandi maschere e decine di figure di Pulcinella come marionette senz’anima.
Ad Acerra c’è un Museo di Pulcinella, del Folklore e della Civiltà contadina, sito in un’ala del Castello appartenuto ai feudatari della città, tra aratri e vecchie suppellettili, si è cercato di far rivivere il folklore e la cultura contadina di Terra di Lavoro, l' antica Liburia, da cui ebbe origine la maschera di Pulcinella, a cui è dedicata una sezione dell' esposizione. Anche nel cuore del centro storico di Napoli, in uno dei palazzi barocchi più rinomati, vi è la Casa Museo di Pulcinella dedicato alla più famosa tra le maschere italiane della commedia dell’arte, caratterizzato da un costume bianco con camicione e larghi pantaloni da servo, con un cappello a pan di zucchero, da una mezza maschera scura, con il naso adunco e doppia gibbosità, buffo e allampanato, con la voce chioccia, dall’uso del dialetto napoletano e dall’inclinazione alla danza, a una comicità leggera e a un accentuato gioco mimico.
Pulcinella è un mixer di comicità e tragedia, di buffonaggine e di filosofia, di esuberanza verbale e di pigrizia, di irriverenza verso ogni istituzione e servilismo per poter sopravvivere, una figura ambivalente di ciò che vuole diventare un essere umano e di ciò che un essere umano combatte in sé e negli altri. E’la personificazione comica dell’abbandono popolaresco a tutti gli istinti peggiori come la golosità, il furto, la furbizia il dolce far niente, la lascivia, l’incoerenza, l’opportunismo, la menzogna ed il pettegolezzo svelando qualsiasi segreto e mettendone tutti al corrente da dove deriva la famosa locuzione in uso “il segreto di Pulcinella”. Il suo cognome è Cetrulo, cioè citrullo, una variante di origine napoletana della parola cetriolo, proprio con il significato di persona sciocca che agisce con poco cervello Naviga sempre in un mare di guai e le sue avventure, anzi disavventure, si concludono col prendere tante bastonate, anche quando comincia lui a darle. Questa maschera è stata adottata da altre culture europee con denominazioni variamente derivate come Polchinelle in Francia e Punch in Inghilterra.
Secondo la tradizione, è nato ad Acerra, un paese in provincia di Napoli di antichissime origini e tuttora fiorente mercato agricolo. La leggenda legata alle sue origini si riferisce ad un racconto attribuito all’abate Ferdinando Galiani, letterato ed economista ( Chieti 1728 – Napoli 1787 ), il suo nome deriva da Puccio d’Aniello, che era un contadino di Acerra. Un giorno, mentre questi stava vendemmiando allegramente, anche per le abbondanti bevute di vino consumate assieme ad altri contadini sia maschi che femmine, passò di lì una compagnia di Commedianti che “ si videro inaspettatamente sorpresi dai saluti contadineschi, dai loro motti e dai loro frizzi e…..cominciarono a difendersi e rispondere alle beffe di quelli.”. Puccio d’Aniello che aveva il naso lungo e la faccia annerita dal sole si mostrò particolarmente faceto, di spirito arguto e capace di deridere e beffare i Commedianti riuscendo “di sopraffarli ond’essi con somma vergogna non seppero trovar miglior difesa, che quella di partirsene.” In realtà i teatranti si erano divertiti molto negli scontri verbali, legati nel sud ai rituali stagionali d’insulto non solo durante la vendemmia, ma anche durante la mietitura, la raccolta delle olive e di altri prodotti della terra. Così chiamarono nella loro compagnia comica quel contadino così faceto ed arguto che incontrò ad ogni rappresentazione il favore del pubblico dando vita alla maschera di Pulcinella come tipo fisso teatrale.
L’origine teatrale del personaggio nell’ambito della Commedia dell’Arte, secondo le fonti storiche più accreditate, si fa risalire all’attore Silvio Fiorillo che, partendo da Napoli nel 1584, a capo di una sua compagnia, e girando per altre città italiane, rese famoso il capitano spagnolo Matamoros, ma dal 1621, tornato a Napoli comincia ad intepretare la maschera di Pulcinella, ripresa dalla tradizione popolare ed elevata a personaggio teatrale. Anche Eduardo De Filippo (1900-1984) vestì spesso i panni di Pulcinella, soprattutto all'inizio di carriera. Massimo Ranieri (1951), nella stagione teatrale 1986-87 è stato un raffinato interprete dello spettacolo teatrale "Pulcinella" di Maurizio Scaparro. Massimo Troisi (1953-1994) fu anche lui un buon Pulcinella, con il film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990 portando la sua versione della maschera napoletana sul grande schermo. Pino Daniele (1955-2015) nel suo album d'esordio Terra mia (1977) interpreta nel brano Suonno d'ajere la parte di un Pulcinella malinconico e rabbioso che, toltosi la maschera, pensando al dolore dei poveri e dei diseredati, medita un'azione di rivolta.
Pulcinella, pur avendo tanti difetti, alla fine è proprio lui che impersona il simbolo universale della napoletanità, di cui incarna l’esuberanza, il potere comunicativo della mimica e del canto, lo spirito ironico, il cuore generoso, la filosofia pratica e disincantata.
Anna Iozzino storica dell’arte
"Che bel verde". Il tappeto dell'Olimpico di Roma ricorda la tinta della giacca indossata alla prima lezione presso il Magistero e poggiata ai ganci del muro insieme alle altre. "Di chi è qusta???". "E' mia, professore". "Mentre lo dissi ebbi il timore che il grande Striccoli provasse un cromatico disgusto e che fosse pronto a redarguirmi. E invece, 'che bel verde', disse, masticando le parole una ad una. Tirando un sospiro di sollievo capii che anche un paio di parole dette bene sono un quadro emozionale, la finalità è sempre quella". La sfera arriva dal corner, Campagnaro è appostato in area, trepidante come un pennello sulla tela pronto ad imprimere il fuoco di un momento da fermare in dinamico sviluppo. Quella macchia di giallo è il pallone. Un avvitamento da balletto dell'opera, delicato, sulle orme del miglior Rudolf Nureyev. Sulle punte la spinta per il decollo al di là delle nuvole, dove il sole non conosce inverno.
Al culmine del volo, l'impatto. Vigoroso, impietoso, diretto nell'emisfero in cui aveva provato ad osare l'aquila biancoceleste. "Ero lì, a pochi metri dal 'fattaccio', a godermi lo spettacolo in tribuna Monte Mario". Al Maestro Cuono Gaglione, pittore acerrano e siciliano d'adozione, quasi tremano le mani nel raccontare l'istante esatto in cui è nata l'idea di dedicare un'opera al campione del Napoli. "In realtà ci pensavo da tempo. Mi ha sempre affascinato il suo modo di scendere in campo, con fare da guerriero, concentrato dal primo all'ultimo secondo come un pilota di aereo, dalla corsa sulla pista al decollo, dalla crociera scivolando sull'ovatta all'atterraggio, lasciando tutta l'attenzione nel prima, nel durante e nel dopo". Il difensore 'cordobes' è il secondo calciatore azzurro della storia ad aver avuto un dipinto realizzato dal noto artista le cui opere hanno fatto il giro del mondo. Il primo, udite udite, è stato un altro argentino: Diego Armando Maradona. "Arrivai dalla Sicilia per incontrare El Pibe, così come per Hugo oggi. Quel giorno Pergolizzi, in allenamento, gli entrò su una caviglia e Maradona aveva fasciatura e ghiaccio. Carlo Juliano ci disse che non sarebbe stato possibile incontrare il calciatore più forte al mondo perchè dolorante. Gli feci capire che ero arrivato da Ragusa. Diego non ci pensò due volte, venne in un istante, prese in braccio il mio piccolo figlio incurante del dolore alla gamba, lo abbracciò, lo spinse in aria per giocarci e lo baciò. Gli consegnai l'opera, ne fu entusiasta ed io con lui". Campagnaro ride e scherza mentre, sorridente come un bambino, scartoccia l'opera che raffigura la sua prodezza in Lazio-Napoli. Con la moglie Noelia accoglie Gaglione con i guanti di velluto, come in pochi al mondo sanno fare senza indossarli. In quell'immagine, in un frullato di colori, l'enorme forza con cui il 'Toro' ha tirato dritto nonostante le tante difficoltà incontrate in carriera. Ora è all'apice, c'è un altro capolavoro da realizzare. Lontano da Napoli, purtroppo, proverà a convincere Sabella a portarlo al Mondiale 2014 in Brasile per coronare l'ultimo sogno: arrivare sulla vetta del pianeta calcistico con Messi e compagni. In attesa della ciliegina, Hugo si gode le sfumature sentimentali di Gaglione. "Lo porto sopra questo capolavoro, non vorrei che il maestro ci ripensasse, grazie davvero". Il campione della difesa di Mazzarri ride, è rilassato. Della lunga chiacchierata non vi diciamo nulla, le emozioni si possono e si devono trasmettere, ma spesso sono gemme da custodire gelosamente. Come un quadro nella propria stanza, quella accessibile solo ai propri cari. "Se con Diego l'esperienza è stata emozionale, pregna di gioia seppur di striscio, con Hugo ho vissuto un confronto tra persone semplici, vere, piene d'umanità e colori da sprigionare". Il Maestro Gaglione chiude così l'incontro con il 'Campa' ricordando quando, ad 11 anni, iniziò a dipingere sulle carte gialline che gli regalava il macellaio con i pennelli spelacchiati lasciati dagli imbianchini. "Ho lottato tanto, i media mi hanno messo da parte per anni, fino a quando ho incontrato Maradona. Da quel giorno Bruxelles e Strasburgo nel Parlamento Europeo dove ho portato le nostre radici e quel pulcinella il cui cordone ombelicale è legato al mio. Sono nato a 50 metri dove venne al mondo la maschera, è l'eroe dei piedi d'argilla, gli ho dato nel mondo una nuova funzione, non più servo come raffigurato nella commedia dell'arte, ma principe e giudice delle contraddizioni meridionali e napoletane in particolare."